Per un mondo digitale vivibile l’internet of everything deve essere certificato
Quando ogni nostro movimento, ogni nostra parola, gesto e tra non molto anche pensiero saranno visibili da chiunque e registrati per consultazione a piacere, pensate che il mondo rimanga un posto di creatività e libertà?
Non siamo tanto lontani da questo mondo e con gli oggetti connessi sempre + numerosi se non mettiamo rapidamente in funzione una certificazione riconosciuta globalmente che garantisca una serie di qualità di questi oggetti si va dritti verso un futuro caotico ed oppressivo, non solo a livello digitale, ma in tutte le dimensioni.
Per questo con la fondazione https://ind.ie/foundation stiamo aggregando tutti coloro che vogliono partecipare ad un futuro libero dove internet e gli oggetti connessi siano degli strumenti per renderci sempre più liberi e creativi e non viceversa.
Unitevi a noi e portiamo avanti rapidamente la creazione di questa certificazione dell’internet delle cose.
Gratis oggi ha un prezzo: la tua libertà

Quando ho iniziato a fare i miei primi siti web, l’internet era uno spazio libero e meraviglioso, anche se nel 1994 non c’era ancora tanta gente, eravamo attirati da uno spirito di scoperta, d’innovazione ma anche di collaborazione che permise di fare una vera e propria rivoluzione che è ancora in corso. Quella della collaborazione e della partecipazione disinteressata a progetti di scopo mondiale.
Questo movimento ideologico del software libero iniziato da Richard Stallman contagiò tantissimi settori che esulano dal solo software, ma entrano nella cultura, nella politica, nella biologia, nella conoscenza.
Siamo ancora agli albori di queste meraviglie di collaborazione, dove wikipedia, la costituzione islandese, nuove e migliori maniere di imparare qualsiasi materia e disciplina e la maggior parte dei software che fanno funzionare internet, sono solo alcuni degli esempi.
Il problema è che oltre a questi sistemi liberi che sono esemplari si sono creati anche dei sistemi privati che sono veri e propri silos chiusi, Google, Facebook e Amazon sono alcuni esempi, che in cambio di una gratuità di funzionamento ottengono i tuoi dati per poterti conoscere più di quanto tu non conosca te stesso e farne l’uso che vogliono. In senso lato si impossessano della tua vita.
Certo oggi ci rendono servizio, ma se cediamo loro tutti i nostri dati diventiamo a tutti gli effetti loro prigionieri e domani potranno fare ciò che vorranno di noi.
Apple è un po diversa, dato che non da gratis il suo prodotto, anzi te lo fa pagare a peso d’oro, ma dato che il sistema con cui sono scritti i programmi che fanno funzionare i prodotti Apple, e tutto l’ecosistema icloud sono “proprietari” (ovvero non si può vedere cosa fanno, come gestiscono i dati raccolti) non c’è certezza che siano esenti da sistemi spia integrati quali l’attivazione in remoto del microfono per registrare le conversazioni ad insaputa del proprietario dell’oggetto N.B. come già rivelato da Snowden.
Mettiamo dunque la nostra vita in mano ad una azienda il cui scopo non è quello del bene comune, ma solo del profitto, e come ben si sa, i profitti per wall street non sono mai abbastanza…
Oggi non abbiamo ancora alternative a questi sistemi che ci diano una esperienza d’utilizzo equivalente, ed è per questo che anche io uso un’iphone, google etc…
Da questa constatazione è nato un movimento che ha per scopo quello di creare un ecosistema alternativo libero e focalizzato sul design e l’esperienza d’uso. Questa alternativa è il movimento indietech.org ed il 4 e 5 luglio a Brighton ha luogo il summit per dichiarare l’indipendenza di internet ed evitare un futuro senza alternative libere.